Caro Ago,
è da quando Andrea e Giovanni mi hanno chiesto di
pensare a un'introduzione per questo libro bello e onesto
- scritto con il tatto di chi sa di toccare sentimenti privati
e allo stesso tempo una passione e un affetto condivisi
da tantissime persone - che penso e ripenso a queste
poche righe.
E ne ho buttate via tante di versioni prima di decidere
davvero che forse era il caso di essere egoista e parlarti, per
una volta pubblicamente, solo da figlio.
Quanto mi manchi papà.
In queste settimane ho passato qualche giorno di vacanza
a San Marco e ho avvertito fortissima la tua assenza.
In un attimo mi sono tornati in mente tutti insieme i
piccoli segni dei giorni estivi di festa.
Il tuo asciugamano blu nel bagno davanti al mare da
cui d'estate cercavo la barca mentre assonnato indossavo il
costume; lo sguardo di mamma quando vedeva che mettevi
l'aria nelle bombole, preludio di una giornata di pesca
subacquea in cui tu, ti riposavi 20 metri sott'acqua tra
tane di cernie, e lei si agitava guardando il pallone di segnalazione
galleggiare incerto di sopra.
Ago, se prima mi capitava di parlare di te sempre con il
sorriso e quasi con la certezza di scorgere nelle mie azioni
qualcosa che ti riportasse alla mia memoria, adesso purtroppo
tutto questo non mi viene naturale. Non più come
prima.
Mi manchi papà. E da figlio perdonami se decido oggi
di gridare con egoismo l'ingiustizia di avermi sottratto i
nostri anni più belli.
Quelli dell'adolescenza e di una contestazione strozzata
nel realismo; quelli di qualche schiaffone con cui, ogni
tanto, mi avresti addrizzato. Quelli delle prime ragazze,
dello studio all'università, della casa da solo. Quelli delle
partite di calcetto insieme. Rigorosamente, in squadre
diverse.
Rituali sicuramente sciocchi e forse banali ma che ti parlano
di una normalità che - forse perché negata - avrei desiderato
tanto e che mi sottraesti in quella mattina serena
di un'estate immobile.
Una giornata di cui purtroppo ricorderò perfettamente
ogni secondo per tutta la mia vita.
Di quell'ultima volta che ti ho visto vivo al sole del
terrazzo.
Di quella sedia bianca da giardino che stazionò lì per
mesi prima che ce ne accorgessimo, presi come eravamo da
mille interrogativi e dai rimorsi che ti stringono quando capisci
che non avevi capito nulla.
Quella sedia bianca di legno colpita come da una martellata
rotonda all'altezza della seconda fascia.
Dell'ultima volta che ti ho visto poco più di un'ora dopo
nel corridoio stretto del cortile davanti casa: steso in quella
chiglia fredda di zinco.
Avevo undici anni papà, tu mi sembravi invincibile e destinato
a tornare in qualche modo in quello stadio grande
con sopra gli imbuti nel quale quando incontravamo i tifosi
partiva in automatico la foto mentre in sottofondo scattava
plastico il coretto: "OOOO AGOSTINO... AGO
AGO AGOSTINO GOL..." scatenando in un certo senso
la mia gelosia di bambino.
Volendo, oggi, essere onesto fino in fondo con me stesso
penso che nella serenità con cui ho parlato di te alle moltissime
persone chi mi hanno chiesto se fossi parente del
Capitano - a riguardarla adesso quella serenità - ci sia stato
qualcosa di inconsciamente innaturale.
Come se con quella mia tranquillità volessi placare il rumore
assurdo che quel tuo sparo ha prodotto nella testa di
tutti noi. Che gesto estremo insensato imbecille ed allucinante
hai fatto quel 30 di maggio Ago.
Un altro 30 di maggio per te: l'ultimo. Per noi, da lì in
avanti, l'unico.
Quella data diventerà un giorno a caso sul calendario, un
giorno tra il 29 e il 31 in cui i giornalisti delle radio mi chiamano
per un ricordo con il pubblico. Per i tifosi che hanno
visto e non hanno dimenticato quel Capitano serio. Per quelli
giovani che ti hanno scoperto sui forum, visto su Youtube
e che per te hanno aperto anche una pagina Facebook.
Ho scoperto più avanti la crudeltà di quella data. Dieci
anni dopo quella finale. Ho scoperto quella crudeltà e mi
sono sempre ripetuto che non ci puoi aver pensato davvero.
Troppa cattiveria in quella coincidenza. Forse ti si è insinuata
dentro quella data, ecco. Come la depressione che
ti porta a un gesto stronzo. Come un fallo plateale in area
di rigore.
Perché papà io non ci ho mai creduto e non voglio crederci
che in quell'attimo estraneo all'intelletto hai pensato
a una sconfitta in quella stupidissima partita di calcio.
Di fronte alla grandezza di una vita umana, all'amore di
una moglie e di due figli infatti cosa era quella se una stupidissima
partita di calcio?
E pensare che la sera prima saremmo stati in trenta a
casa, tra cugini e amici stretti, a mangiare insieme senza che
nessuno si accorgesse di nulla. Mentre quella sensazione
lieve di malessere ti stritolava.
Ma non penso che ci saremmo potuti accorgere di nulla,
papà. Con noi sei stato, fino all'ultimo istante, lo stesso di
sempre.
Non chiuso. Non orso come ti vedevano gli altri. Quelli
che non ti conoscevano. Quelli che ti avevano cucito addosso
un personaggio che non ti apparteneva. Non fiero,
non superbo.
Solo riservato.
Con noi eri solo Ago: innamorato, dolce, caciarone e
ironico. L'Ago di sempre. Quello che accantonava l'aria
seria del ragazzo cresciuto in fretta, precocemente vecchio,
e buttava le miccette nel camino per spaventare nonno.
Quello delle domeniche in barca per andare a pesca.
Dei pomeriggi su un campo alla periferia del calcio per
insegnare ai ragazzini gli schemi e dirgli che serietà e talento
contano alla stessa maniera.
Quello che veniva a svegliarmi tutte le mattine per vedere
i tg delle 7 e che poi partendo per andare a lavoro con
Gianmarco mi portava a scuola.
Quello che durante la settimana aveva sempre dei fiori
per Marisa e che quando tornava a casa aveva per lei il
primo bacio.
Quello che nonostante tutta la mia incazzatura e tutto il
vuoto mi ha lasciato dentro riesco sempre a perdonare perché
ho conosciuto tutto il suo amore.
Mi manchi Ago. Ecco volevo solo dirtelo ancora una
volta.
(03 settembre 2010)
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venerdì 3 settembre 2010
venerdì 30 luglio 2010
Raul saluta il Real!
Bebè a bordo, così titolava Marca il 29 ottobre di quasi 16 anni fa, da quel momento in poi l'allora diciassettenne "bambino" di strada ne ha fatta parecchia con cucita addosso la camiseta blanca, di cui è diventato capitano e leggenda realizzando 228 reti in 550 partite, vincendo 6 Lighe, 4 Supercoppe di Lega, 3 Champions League, 2 Coppe Intercontinentali e una Coppa Uefa. Nel frattempo il Real Madrid è diventata più che una squadra di calcio una fabbrica di magliette e pupazzi e quindi non c'è più spazio "el siete" che senza far rumore, così come è nel suo stile di immenso campione lascia il Real e i suoi galattici per approdare allo Schalke 04 a cui tifosi, siamo sicuri, regalerà ancora le giocate che lo hanno reso leggenda!
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giovedì 11 marzo 2010
Ciao Tonino!
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Nel ricordo di....
lunedì 21 settembre 2009
La Curva Sud rifiuta la maglia di Francesco Totti

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giovedì 3 settembre 2009
Gaetano Scirea
Sono passati venti anni da quel tragico incidente, in cui perse la vita Gaetano Scirea, grande calciatore ma soprattutto grande uomo. Con la maglia della Juventus e con quella della nazionale Scirea vinse praticamente tutto ed è considerato ancora oggi come uno dei "liberi" più forti di tutti i tempi, durante tutta la sua carriera non ha mai ricevuto un cartellino rosso a testimonianza della sua correttezza e della sua classe, che lo accompagnava anche fuori dal rettangolo di gioco.
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domenica 21 giugno 2009
Carletto Mazzone

Se il calcio di una volta avesse un volto, sarebbe sicuramente il suo, quello di Carlo Mazzone. I suoi allori calcistici?? Salvezze e miracoli su campi di provincia, di sor Carletto romano e trasteverino doc, oltre che dei cinquant’anni passati sui campi di pallone con competenza e professionalità, ciò che resterà scolpito nelle nostre menti è sicuramente la passione, la grinta, la schiettezza di un uomo di altri tempi, duro a morire anche nel pallone patinato dei giorni nostri. Peccato che da qualche anno il giovane settantenne non alleni più, la sua ultima esperienza è stata sulla panchina del Livorno nel 2006 anno in cui ha stabilito il record assoluto di panchine in serie A (ben 792) superando nella speciale classifica il grande Nereo Rocco. In occasione della recente finale di Champions League di Roma tra Barcellona e Manchester United, l’allenatore blaugrana e suo ex-calciatore Pep Guardiola, in segno di profonda stima lo ha invitato personalmente ad assistere al match, Mazzone commosso ha accettato l’invito. Urla, botte e corse sotto la curva....Daje Carlè!!
1968-1975 Ascoli
1975-1978 Fiorentina
1978-1980 Catanzaro
1980-1985 Ascoli
1985-1986 Bologna
1986-1990 Lecce
1990-1991 Pescara
1991-1993 Cagliari
1993-1996 Roma
1996-1997 Cagliari
1997-1998 Napoli
1998-1999 Bologna
1999-2000 Perugia
2000-2003 Brescia
2003-2005 Bologna
2006 Livorno
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giovedì 28 maggio 2009
Tenetevi il miliardo....Cristiano Lucarelli

Il trailer del documentario dedicato a Cristiano uscito nel marzo del 2007, la canzone di sottofondo gli è stata dedicata nel 2006 dal gruppo veronese dei Los Fastidios
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martedì 19 maggio 2009
Zanetti e Maldini

I tempi cambiano, e i calciatori pure, ma soprattutto cambiano le loro casacche, e più passa il tempo e più "LE BANDIERE", vengono ammainate, qualcuna però anche in quest' epoca sempre più proiettata nel calcio moderno resiste, quale giorno migliore se non oggi per celebrarne due contemporaneamente?? Sabato ad Udine è stato un giorno da ricordare, nonostante la sconfitta dei rossoneri, Paolo Maldini raggiunge a quasi 41 anni 900 partite ufficiali con la maglia del Milan, proprio ad Udine dove nel 1985 fece il suo esordio in serie A con quella maglia che per un quarto di secolo non ha mai più svestito e con la quale solo i più abili esperti di matematica riescono a calcolare quanti trionfi abbia festeggiato, ma, c'è sempre un ma, ed è proprio la sconfitta del Milan ad opera dell'Udinese a consegnare matematicamente lo scudetto all'altra metà di Milano, quella neroazzurra che conquista così il suo
terzo (o quarto ?!?!?) scudetto consecutivo, e proprio nell'Inter milita Javier Zanetti da 14 campionati con la maglia della "beneamata", un argentino ed un interista sui generis, in una squadra dove latita la professionalità, lui è uno dei pochi a cui non si può muovere un appunto, giocatore e uomo esemplare è senza dubbio "la faccia migliore" dell' Inter dell'era Moratti, nella quale ha pianto per tante sconfitte, senza mollare mai!

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